Maturità sospesa e nuove generazioni
Conto alla rovescia per gli esami di maturità, poco meno di un mese separa gli studenti delle classi quinte dal fatidico giorno. Ad affiancarli, in questo momento molto particolare della loro vita i docenti, che li hanno accompagnati durante gli anni in un lungo percorso a ostacoli. Come si svolge la didattica in questi ultimi mesi prima dell’esame di stato, e come ci si prepara all’ora “x”? Lo abbiamo chiesto alla prof.ssa Antonella Presutti docente di lettere e filosofia del Liceo Scientifico A. Romita, di Campobasso con cui abbiamo parlato della prova tanto temuta da chi si appresta a finire il percorso scolastico. Citando Umberto Galimberti la prof.ssa Presutti ci ha dato modo di riflettere sul concetto di maturità sospesa, ai tempi di una generazione alla quale “non viene più chiesto di confrontarsi con le proprie debolezze per scoprire i propri punti di forza e vincere le proprie fragilità”. Da qui la rilevanza del ruolo del docente “nell’ insegnare ai nostri alunni a dare importanza alle loro esperienze per superare la banale protezione messa in atto nei confronti dei ragazzi dalla vita e dal mondo esterno”.
[R] In questa fase finale dell’anno scolastico, la didattica messa in campo non muta affatto, perlomeno è questa la mia scelta; non credo, infatti, che sia opportuno e fruttuoso introdurre una metodologia diversa rispetto a quella che quotidianamente ha accompagnato un percorso triennale o quinquennale, sia perché un mutamento accentuerebbe e moltiplicherebbe la tensione dei ragazzi, sia perché le scelte di didattica hanno senso se declinante in una pratica consolidata e non estemporanea, attraversata con convinzione giorno per giorno dagli alunni.
[D] Quali sono le strategie che il docente mette in campo per preparare gli studenti alla prova di maturità?
[R] Lo stesso discorso fatto per la didattica vale per la strategia di preparazione all’esame. L’obiettivo da perseguire, a mio avviso, è che gli alunni affinino abilità espressive e critiche, capacità di ragionare in maniera sincronica e diacronica, stabilendo relazioni interdisciplinari, padroneggiando il programma nella sua globalità, così da privilegiare non nozioni estemporanee, ma i nodi concettuali fondanti delle singole discipline. Obiettivi del genere (sono forse un po’ ambiziosi?), non si possono perseguire con una strategia variabile ed emergenziale.
[D ]La prova orale comporta la discussione di un percorso tematico da cui si parte per il colloquio, come si prepara una tesina originale?
[R] Le tesine sono uno dei temi “sensibili” degli esami di stato, ma anche uno degli aspetti più equivocati e, forse, esemplificati. A mio avviso è anzitutto indispensabile far comprendere ai ragazzi che la tesina non è una sorta di pietanza ricca di ingredienti mescolati l’uno all’altro, indipendentemente dalla plausibilità dei collegamenti. In sintesi, non è necessario, come spesso si crede, che tutte le materie, indistintamente, siano affiancate l’una all’altra in un percorso forzato, sulla base di una fragile parola – chiave.
È bene, poi, abituarsi a ragionare e a scegliere argomenti al di fuori di parole d’ordine e di temi consumati e lisi, usati ed abusati nel corso degli anni e finiti in rete in schemi precotti. Va ricordato lo spirito della norma. La tesina era nata come approfondimento e mezzo per coltivare gli interessi specifici dei ragazzi o come occasione per ragionare in maniera interdisciplinare.
[D] Quali consigli darebbe ad uno studente dell’ultimo anno per non andare nel panico?
[R] Tra emozioni, tensione e panico c’è una differenza radicale. Per vincere il panico unico antidoto è, a mio avviso, la regolarità del proprio lavoro, la sistematicità dello studio. Il resto è normalissima e plausibile paura.
[D] Il periodo di formazione del liceo è un ottimo momento per perfezionare il proprio metodo di studio, e l’esame di maturità è il banco di prova e di verifica di ciò che si è imparato, come andrebbe affrontato per non restare delusi?
[R] La delusione è parte integrante della vita e della crescita e, dunque, è una “sconnessione” del percorso scolastico che va messo nel conto: attese eccessive, rigidità mentale, conti non “trattabili” e mutabili costituiscono i presupposti di una possibile delusione. Affrontare l’esame con determinazione, impegno, ma anche con un tocco di sano disincanto può essere un ottimo mezzo per evitare uno scacco cocente.
[D] E lei cosa ricorda del suo esame di maturità?
[R] L’esame di stato è il sogno o, piuttosto, l’incubo che torna nella vita di adulto o il ricordo che si ripropone nel tempo elaborato da sentimenti contrastanti. Negli anni ormai lontani del mio esame, la commissione esterna era la “forza” e la “potenza giudicatrice” di volti sconosciuti, severi ed ignoti. Su tutti ritorna nella mia memoria la figura inflessibile del presidente, uomo impietoso, animato da una sorta di latente sadismo con il quale giocava, dall’alto della sua posizione privilegiata, con la fragilità di noi studenti. Ricordo che, durante l’orale, tra una domanda e l’altra, la professoressa di italiano, approfittando dell’assenza del presidente, mi chiese di parlare rapidamente per finire l’interrogazione prima del ritorno del “pazzo”. Si, disse proprio “pazzo” ed io mi sentii un pò meno sola.
[D] Cosa è cambiato e cosa invece è ancora valido nell’approccio al superamento di una prova importante per un adolescente?
[R] L’esame di stato è prova importante. In un bell’articolo, Umberto Galimberti parlava di una generazione dalla maturità sospesa, generazione alla quale non viene più chiesto di confrontarsi con le proprie paure, incertezze, debolezze, di scoprire i propri punti di forza, di vincere i dubbi e la fragilità ed, eventualmente, di elaborare il lutto di qualche delusione.
La maturità mantiene, o dovrebbe mantenere, questo ruolo simbolico e concreto, nello stesso tempo, di spartiacque tra un prima ed un poi: la crescita si è sempre nutrita di atti simbolici, di momenti emblematici fondanti per il proprio futuro e decisivi per il distacco dal passato.
L’esame è mezzo di acquisizione della consapevolezza di sé, di maturazione, è memoria e ricordo di una fase, comunque, decisiva della propria vita.
Maturità sospesa? Il rischio è grande, tanto più che, spesso, siamo noi adulti ad insegnare ai ragazzi il nostro disincanto, la sufficienza e la supponenza con la quale banalizziamo alcuni momenti ed immiseriamo diversi processi di crescita. Insegnare ai nostri alunni a dare importanza alle loro esperienze, a sentirle come serie e formative, è il mezzo migliore per superare la banale protezione messa in atto nei confronti dei ragazzi dalla vita e dal mondo esterno e renderli fedeli alla loro forza vitale.