Voto
Se è vero che gli esami non finiscono mai, è anche vero che la nostra esperienza con valutazioni e voti inizia fin dall’infanzia. Anche nel corso degli studi universitari il voto è utilizzato come misura dell’apprendimento degli studenti. Cambia, però, il modo con cui il voto è espresso rispetto alle scale di valori che si adottano a scuola.
In particolare, per ogni esame sostenuto lo studente otterrà un voto espresso in trentesimi: il fatidico diciotto è la soglia oltre la quale si passa la prova, mentre il trenta è l’attestato dell’ottima preparazione. La commissione d’esame può attribuire la lode al candidato particolarmente meritevole che abbia raggiunto il massimo dei voti. Esistono anche esami che non prevedono l’attribuzione di un voto, anche se coprono una minima parte dei crediti formativi acquisibili per il conseguimento di una laurea. In questo caso il superamento della prova verrà segnalata, in modo più generico, come conseguimento di una “idoneità”.
Diverso è invece il quadro per il voto di laurea, che vede nel 110 e lode il migliore risultato possibile. Il voto è legato alla media aritmetica ponderata rispetto ai crediti e convertita in centodecimi di tutte le attività formative, cui poi si aggiunge un numero di punti che lo studente ottiene sulla base della qualità e della discussione della prova finale o della tesi. I criteri per l’attribuzione di questi centodecimi aggiuntivi variano in modo significativo da ateneo ad ateneo, e anche spesso fra i diversi ambiti didattici.
Un consiglio per le matricole è di riporre attenzione ai voti presi nei primi esami sostenuti. Anche se è condivisibile una spinta emotiva iniziale ad accumulare crediti, anche a dispetto dei risultati conseguiti, è bene ricordare che ogni voto contribuisce a quello finale di laurea, e che soprattutto quelli iniziali possono avere un valore simbolico e psicologico, nel tracciare una linea di tendenza. Meglio in seguito non doversi pentire per le scelte compiute nelle prime fasi della carriera universitaria.